Arte e Architetture di Colbordolo
Colbordolo, la “terra del vento e dei panorami”, ferita dai bombardamenti dell’ultima guerra, conserva ancora alcune tracce del suo passato, come la torre portaia, alcuni tratti delle antiche mura del castello e la chiesa di San Giovanni Battista, che documentano la sua funzione storica.
Al primitivo nucleo abitato, in posizione sopraelevata, si accede per mezzo di una rampa lastricata in pietra, che attraversa via del Castello e, inerpicandosi ripidamente verso l’alto, conduce alla torre portaia, emblema di Colbordolo, che ha sostituito la perduta chiesa secentesca intitolata a San Rocco, della quale conserva il campanile che sormonta l’arco di accesso al castello e dove, dal 1840, campeggia un orologio da torre, d’ispirazione medievale, in luogo della campana.
L’antico nucleo abitato comprende non solo abitazioni di recente costruzione, ma anche alcuni edifici secenteschi, che nel corso dei secoli hanno subito numerosi ampliamenti e restauri, privi di un rilevante pregio architettonico, ma sottoposti a vincolo di tutela.
Nelle sottostanti mura di levante, fuori dal castello, c’è il lavatoio pubblico interamente realizzato in mattoni, costruito tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, un tempo alimentato dalle acque della sorgente, situata sul Monte di Colbordolo.
Il forno comunitario, ancora perfettamente funzionante, costituisce una testimonianza di vita sociale e in passato ha rappresentato uno dei punti d’incontro e condivisione per la comunità rurale.
Il centro di documentazione “Giovanni Santi” è dedicato all’attività artistica e letteraria del padre di Raffaello Sanzio, nativo di Colbordolo. Nelle sale espositive sono presenti riproduzioni fotografiche e ingrandimenti dei dettagli delle opere pittoriche dell’artista, tesi a restituire un’immagine fedele della cultura di corte del XV secolo.
Dal 2019 il centro rappresenta il punto di partenza del Parco delle muse e delle ninfe: un percorso ideale, costituito da ventotto tappe legate alla figura del Santi e ai temi delle ninfe, dell’acqua e del paesaggio, che si snodano su tutto territorio fino a Urbino.
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La chiesa di San Giovanni Battista venne costruita presumibilmente tra la seconda metà del XII secolo e la prima metà del XIII, in concomitanza con la costituzione del primo insediamento castrense. L’attuale collocazione corrisponde alla primitiva ubicazione basso medioevale, fuori dalla cinta muraria e all’estremità del borgo superiore del paese e conserva anche la struttura originaria ad aula unica, in stile neoromanico.
Un’iscrizione lapidea ricorda che nel 1855, l’edificio sacro fu rinnovato, traslando qui la preziosa tela proveniente dalla perduta chiesa di San Rocco, una delle prime opere importanti dell’artista veronese Claudio Ridolfi (1570-1644), giunto a Urbino nei primi anni del ‘600, che rappresenta la Vergine con Bambino e Santi Giuseppe, Maria Maddalena, Domenico e Rocco (1605), ricca di echi veneti. Nel dipinto è riprodotta un’immagine, poco veritiera, del nucleo castrense di Colbordolo. La predella con scene di vita della Vergine e di Cristo fa da base alla tela, inserita all’interno di un fastoso altare ligneo dorato, comprendente quindici riquadri, che illustrano i Misteri del Rosario.
Si segnala l’opera di un anonimo baroccesco, che rappresenta la Madonna delle Grazie, con il Bambino, angeli e i Santi Giovanni Battista, Domenico e Francesco (prima metà del XVII sec.), incorniciata da un pregevole ornato ligneo, datato 1710, come riporta l’iscrizione ai piedi del Battista.
Nel 1920 la chiesa subì un ulteriore rimaneggiamento, in conseguenza ai danni causati dal sisma. Otto anni dopo seguirono altri restauri, che le hanno conferito l’attuale aspetto; in occasione dei lavori venne rinvenuto un affresco risalente alla prima metà del XV secolo.
La ripida salita, che congiunge il piano vallivo con la cima del Monte di Colbordolo, svela panorami sospesi tra le due vallate dell’Apsa e del Foglia, connotate da un paesaggio che in parte evolve e in parte rimane aggrappato alla mezzadria. Questa era la strada maestra che da Pesaro conduceva alla città di Urbino, delimitata da scorci di campagna coltivata a uliveti e vigneti. Sui versanti maggiormente acclivi, vi sono ampie macchie di boschi di querce, che raggiungono la cima del colle.
La chiesa cimiteriale della Beata Vergine del Monte di Colbordolo, in stile neoclassico, venne costruita per la prima volta nel XVIII secolo, adibita a cimitero dei colerosi nel 1817, fu abbattuta pochi anni dopo, perché fatiscente, ricostruita in loco nelle attuali forme e consacrata nel 1933.
La sua facciata presenta una bifora, sormontata da un prominente timpano, mentre sul lato opposto al prospetto si distingue il campanile cuspidato. La semplicità del piccolo oratorio si rileva anche al suo interno ad aula unica, con due monofore sulle pareti laterali, la bifora aperta in facciata, il presbiterio rialzato e la nicchia sulla parete, che contiene una pittura murale di recente realizzazione, in sostituzione di una tela trafugata.
Sul Monte di Colbordolo sono presenti alcuni pozzi artesiani, il cui serbatoio si trova all’interno dell’abitato del castello; vi sono, inoltre, tracce del vecchio acquedotto del paese, utilizzato dai contadini a fini potabili e irrigui, che garantiva il rifornimento idrico alla fontana, che si trova al centro della piazza, e al lavatoio pubblico.