Francesco Paciotti
Francesco Paciotti (1521, Urbino – 1591, Urbino). Architetto e ingegnere militare. Fu autore di numerose opere di fortificazione, lavorò presso le migliori corti europee del tempo ed ebbe in feudo Montefabbri dal duca di Urbino.
Questi luoghi, resi sicuri dalle mie arti, si stendono circondati da fossati. Tu invece, che mediti di costruire fortezze sotto una stretta valle, rifletti, ti prego, come ciò possa farsi. Quel fanciullo te lo insegnerà, a coloro che ho generato, faccio dono di questo talento, spiccheranno in queste capacità.
(Francesco Paciotti)
Francesco Paciotti nacque a Urbino nel 1521. La madre Faustina era figlia di Leonardo della Rovere, fratello naturale del duca Francesco Maria I. Il padre, Giacomo D’Orazio Paciotti, era al servizio dei duchi di Urbino, in qualità di ambasciatore e tesoriere, per questo godette di alcuni privilegi e poté educare i suoi figli secondo la migliore tradizione.
Francesco studiò presso la scuola dei francescani conventuali e si formò al seguito dei Della Rovere e di Girolamo Genga (che in gioventù vide realizzare a Pesaro la fortificazione e il porto).
Ebbe la sua vera formazione a Roma, dal 1540 al 1551, nel fervido periodo della rinascita del classicismo, in cui si costituì l’Accademia vitruviana, alla quale Paciotti aderì e che fu per lui un’esperienza altamente qualificante.
Nel 1550 fu nominato architetto generale dello Stato della Chiesa da papa Giulio III: lavorò probabilmente in quegli stessi mesi alle fortificazioni di Ancona.
La sua fortuna di architetto iniziò quando entrò a servizio di Ottavio Farnese a Parma e a Piacenza e della principessa Margherita d’Austria, presentato come giovane della razza di Raffaello d’Urbino, buon matematico, modesto e amabile.
Fornì i disegni per alcune residenze dei Farnese, come il Palazzo di Caprarola, quello di Piacenza e, più tardi, l’impianto architettonico della Pilotta a Parma (le cui facciate sui cortili rievocano lo stile del Genga all’Imperiale di Pesaro e Paciotti, che era stato suo allievo, ne subì l’influenza “purista”, portandola poi alle estreme conseguenze, nel corso della sua carriera di architetto militare). Egli fortificò Scandiano e Montecchio Maggiore, rafforzò le fortificazioni di Borgo San Donnino e disegnò, altresì, il primo progetto per la cittadella a Piacenza.
Si recò nelle Fiandre nel 1558, nominato ingegnere generale da Filippo II, per il quale curò la sistemazione delle fortificazioni di città d’influenza spagnola, come Genova, Milano, Anversa e Napoli. Il monarca gli chiese di partecipare al progetto per il Palazzo dell’Escorial.
A Nizza nel 1560, sposò Antonia Roccamora, figlia di un gentiluomo di corte di Emanuele Filiberto di Savoia e dalla quale ebbe una numerosa discendenza.
Emanuele Filiberto, per fortificare lo Stato Sabaudo, nel 1562, gli commissionò le cittadelle di Torino, Vercelli, Cuneo e condusse con sé in Piemonte Federico Brandani e suo fratello Orazio (suo collaboratore, nei cantieri di tutta Italia).
Per le fortificazioni ex novo, Paciotti ideò una planimetria a forma di stella, inscritta in una circonferenza, costituita da una cortina pentagonale, inserendo bastioni angolari, nei cinque spigoli: questo tipo di costruzione evocava la forma di una testuggine, desumendo un tipo di macchina d’assedio, che veniva usata dagli antichi romani.
I servizi resi allo Stato Sabaudo gli dettero popolarità: Filippo II gli commissionò la cittadella di Anversa.
Paciotti espresse più volte il desiderio di tornare a vivere a Urbino e nel 1568 acquistò Palazzo Passionei-Paciotti e due fondi, con due piccole abitazioni nel castello di Montefabbri. Nel 1569 completò i progetti per le cittadelle delle terre sabaude transalpine: a Montmélian, a Bourg-en-Bresse e a Rumilly.
Nel novembre del 1570, a Urbino, fu incaricato di dirigere i festeggiamenti per il matrimonio tra l’erede al trono ducale Francesco Maria II della Rovere e Lucrezia d’Este, ma rifiutò l’incarico, perché si sentiva sottovalutato.
Nel 1571 si recò a Roma come responsabile delle fortificazioni dello Stato Pontificio, apportando migliorie alle cittadelle di Ancona, Loreto, Fano, Civitavecchia e nei porti di Ancona e Senigallia; progettò la rete idrica di Pesaro e il Lazzaretto ad Ancona. Ebbe la nomina di ingegnere generale dello Stato della Chiesa.
Il 5 maggio 1578 il nuovo duca di Urbino Francesco Maria II lo nominò conte di Montefabbri, per la somma di 6.000 scudi.
Nell’ultima parte della sua vita, effettuò sopralluoghi alle fortezze del ducato di Mantova e del Monferrato e realizzò un progetto per un fortino a difesa del porto di Livorno.
Rientrato a Urbino, morì nella stanza del suo palazzo il 14 luglio 1591.