Giovanni Santi

Giovanni Santi

Giovanni Santi (1440/1445, Colbordolo – 1494 Urbino). Pittore, poeta, scenografo presso la corte ducale. La poliedrica attività artistica che contraddistinse la sua vita ebbe un benefico influsso sulla formazione del figlio Raffaello Sanzio, che grazie al padre ebbe il privilegio di conoscere la più alta cultura del suo tempo. 

In Colbordolo, umile terra dello Stato di Urbino, posta sulla cima d’un monte, di cui rimane tuttavia il diroccato castello, nacque Giovanni Santi. Da quella sommità appariscono in graziosa prospettiva le colline piantate di vigne e d’oliveti, fra le quali l’Isauro e l’Apsa scendono serpeggianti fin verso la pianura di Pesaro e il mare Adriatico.

(“Raffaello d’Urbino e il padre suo Giovanni Santi”, 1889, J. D. Passavant)

 

 

 

Giovanni Santi nacque a Colbordolo tra il 1440 e il 1445, da Sante di Peruzzolo, mercante di grano e da Elisabetta di Matteo di Lomo. La sua famiglia di origine, di modesta estrazione sociale, risiedette a Colbordolo sin dall’inizio del XIV secolo, ma nel 1446 Sigismondo Pandolfo Malatesta, capitanando l’esercito del papa, assediò parte del ducato di Urbino e incendiò il castello, distruggendo la casa natìa di Giovanni Santi, che fu costretta a cercare una nuova dimora nelle più sicure mura di Urbino.

 

La famiglia del Santi non interruppe mai i suoi atavici legami con Colbordolo, lo dimostrano i numerosi atti notarili di compravendita di beni e terreni. Peruzzolo di Sante, nonno di Giovanni, venne seppellito nella chiesa di San Giovanni Battista, secondo le sue volontà testamentarie, le sue figlie sposarono colbordolesi possidenti e, anche il nipote Giovanni investì oculatamente a Urbino i suoi capitali, ricavati dalle vendite delle sue proprietà a Colbordolo.

 

Santi apprese i primi rudimenti dell’arte nella bottega paterna, in cui oltre alle attività commerciali, venivano svolte anche le tecniche di preparazione delle tavole in doratura.

 

Si formò a Urbino presso la scuola dei fratelli Pietro e Jacopo Salimbeni, ove apprese l’arte dell’affresco, anche se si espresse meglio nella pittura, sotto la guida di Ottaviano Martini, nella prospettiva da Luciano Laurana e nel disegno da Fra’ Carnevale, che rammentò nei suoi versi. 

 

Visse alla corte di Federico da Montefeltro, in qualità di pittore e poeta, dove ebbe la possibilità di conoscere numerosi artisti, tra cui Melozzo da Forlì, Giusto de Gand e Francesco di Giorgio Martini.

 

Nel 1472, partecipò ai festeggiamenti per la nascita di Guidobaldo, figlio del duca Federico, di cui fu precettore; due anni dopo, allestì la rappresentazione del suo componimento teatrale Amore al tribunale della pudicizia, in occasione del soggiorno a Urbino di Federico d’Aragona, che era nella città ducale per chiedere la mano di Maria, figlia di Carlo I il Temerario. 

 

Autore di testi teatrali per i duchi di Urbino, celebrò le gesta del duca Federico nel suo poema Cronaca rimata, ricordando nella dedicatoria l’incendio di Colbordolo e della sua dimora avita, ad opera del Malatesta: La fortuna divorò el paternal mio nido, dove destructa ogni nostra substanzia lungo sarebbe a dir.

 

Tra gli anni Settanta e Ottanta del 1400 intraprese numerosi viaggi formativi in Italia, durante i quali ebbe modo di apprendere la cultura e l’arte dei maggiori artisti dell’epoca: fece probabilmente parte del corteo che accompagnò il duca Federico a Milano e a Mantova, dove conobbe le opere del Mantegna. 

 

Nel 1480 sposò Maria di Battista Ciarla, che perse pochi anni dopo; nel 1481 dipinse la Pietà per la tomba di Battista Tiranni nella chiesa di San Domenico a Cagli e due anni dopo fu padre per la seconda volta, perché nacque Raffaello.

 

In seguito alla morte del duca, nel 1482, Giovanni Santi iniziò a comporre il poema in terza rima: La vita e le gesta di Federico da Montefeltro, duca di Urbino, in cui dedicò una parte alla pittura, descrivendo la vitalità e la varietà della cultura artistica urbinate del tempo. 

 

Eseguì, poi, la pala di Gradara, datata 1484 e firmata; l’anno seguente, morì suo padre Sante di Peruzzolo e anche il suo primogenito, fratello di Raffaello. 

 

Fu membro della confraternita del Corpus Domini a Urbino, nel 1487 e da agosto a settembre, fu nominato priore della città ducale, per la quale realizzò pitture, dorature e ideò spettacoli teatrali, in occasione delle nozze tra il duca Guidobaldo, figlio di Federico da Montefeltro, ed Elisabetta Gonzaga nel 1488.

 

Nel 1489 Santi realizzò la sua opera più importante, per la cappella Oliva, nel convento di Montefiorentino a Frontino: Madonna con Bambino, tra i Santi Francesco, Giorgio, Antonio Abate, Gerolamo e il conte Gian Francesco Oliva. Poco dopo perse sia la moglie, che una figlia, ma convolò presto in seconde nozze con Berardina di Piero di Parte, figlia di un orefice.

 

Si recò a Mantova per lavorare come ritrattista, su commissione di Isabella d’Este, moglie di Francesco Gonzaga, ma durante il viaggio di ritorno a Urbino, il 1° agosto 1494, già malato forse della stessa febbre malarica della quale era morto il duca Federico, Giovanni Santi perse la vita. 

 

Egli creò il suo stile pittorico, guardando alle opere di artisti fiamminghi, veneti e ferraresi, attivi nelle Marche. Dette origine a una fertilissima scuola locale, che si diramò dagli allievi diretti, tra cui anche Timoteo Viti, Evangelista da Piandimeleto, Bartolomeo di Gentile, fino ai numerosi artisti che operarono nella provincia pesarese, anonimi frescanti di pievi e di santuari rurali.

 

Introdusse, fin dalla tenera età, suo figlio Raffaello al disegno, educandolo alla più alta cultura del suo tempo, trasmettendogli l’interesse verso la lezione del Perugino, che contraddistinse la prima attività di Giovanni e che sarà fondamentale per Raffaello.