Storia di Colbordolo

Colbordolo, Foto di Daniele Marzocchi

Storia di Colbordolo

Per la sua posizione strategica, Colbordolo fu spesso oggetto di contesa tra i Malatesta e i Montefeltro. Terra natia di Giovanni Santi, la cui famiglia nel 1446 fu costretta ad abbandonare il castello, dopo l’assedio e l’incendio ad opera di Sigismondo Pandolfo Malatesta, Colbordolo seguì poi le vicende del ducato di Urbino. Subì ingenti danni durante la seconda guerra mondiale. Nel 2013 il municipio è stato soppresso, per costituire il nuovo comune di Vallefoglia, nel 2014.

Su una collina che sovrasta la vallata del Foglia e quella dell’Apsa, appollaiato su un poggio c’è Colbordolo, il “piccolo borgo sul colle”. Citato per la prima volta in una bolla datata 1047, venne annoverato tra le numerose terre donate da papa Clemente II all’abbazia di San Tommaso in Foglia, che ebbe per secoli giurisdizione sulle chiese nella sua corte, in seno alla pievania di San Gaudenzio a Montefabbri. 

 

Nel XIII secolo si costituì il castrum e Guido, feudatario del castello, uomo d’armi al soldo dei Montefeltro, con Ser Martello, signore di Montefabbri, firmò una quietanza di pagamento nel 1216, che Buonconte da Montefeltro rilasciò al podestà di Rimini, anche a nome del fratello Taddeo, per le spese militari dovute ai servizi resi al comune, durante la guerra contro Bologna e Faenza, che aveva sostenuto Urbino, alleata dei riminesi.

 

Nel 1233, quando le ostilità tra Rimini e Urbino erano iniziate da tempo, i membri della famiglia Fabbri, feudatari di Montefabbri, giurarono fedeltà alla città: sottoposero a Rimini se stessi, i loro eredi, i loro beni, il loro castello e anche la porzione di terre che avevano a Talacchio, a Colbordolo e a Coldazzo.

 

I castelli di Colbordolo, Montefabbri e Talacchio, per la loro ubicazione al confine settentrionale del comitatus urbinate, dalla fine del 1200, furono spesso teatro di guerre tra Malatesta e Montefeltro, fino alla seconda metà del 1400, per il possesso del territorio.

 

Il 6 agosto 1446 Sigismondo Pandolfo Malatesta, con quattordicimila unità, tra fanti e cavalieri, per sottrarlo al dominio dei Montefeltro, assediò Colbordolo, che oppose una tenace resistenza e gran parte della popolazione venne uccisa; il fortilizio venne espugnato e messo a fuoco, nonostante all’epoca fosse ben difeso. L’assalto dei Malatesta fu talmente distruttivo da costringere gli abitanti ad abbandonare il castello; la famiglia di Giovanni Santi, perdendo la propria dimora nella piccola piazza, distrutta durante l’incendio, dovette trasferirsi nella più sicura Urbino. 

 

Dopo la disfatta dei Malatesta nella seconda metà del 1400, papa Pio II consegnò le loro terre a Federico da Montefeltro e iniziarono quarant’anni di pace per Urbino e un grande momento economico, che si rifletté anche sui piccoli feudi del suo contado. Il duca, nel 1459, concesse gli statuti a Colbordolo, documentati da un atto notarile del 1486.

 

Quando nel 1508 Pesaro venne annessa al ducato, Colbordolo, che era sul confine dello stato urbinate, perse la sua importanza strategica di avamposto militare e, nel 1631, con la devoluzione del ducato allo Stato pontificio, conseguente alla fine della dinastia roveresca, Colbordolo seguì le sorti dei castelli vicini. 

 

A fine 1700 seguì la Rivoluzione francese e l’avvento di Napoleone: la popolazione di Colbordolo reagì con episodi di ribellione: nel 1797 il generale francese Dorel spedì truppe napoleoniche contro i ribelli; i francesi, appostati a Urbino, furono costretti a rifugiarsi a Montefabbri e a Colbordolo, dove vennero disarmati e fatti prigionieri dalla popolazione, accorsa da tutto il contado.

 

Nel 1827, col motu proprio di papa Leone XII, al comune di Colbordolo furono appodiati Coldazzo, Serra di Genga e Talacchio, costituendo il primo nucleo municipale, a cui nel 1869 si unì anche Montefabbri.

 

Nel corso della seconda metà del XIX secolo, seguirono moti di ribellione da parte delle popolazioni rurali di questa zona, contro il Governo pontificio e dilagò il fenomeno del brigantaggio diffuso in tutti i paesi.

 

Le cave di caolino (argilla utile per la ceramica e la porcellana), scoperte nel 1936 nei pressi di Pontevecchio, vennero sfruttate dalla ditta Litacrom di Milano, che aveva uffici amministrativi a Colbordolo, i cui benefici economici giovarono anche al paese, ma l’attività venne interrotta durante la guerra. 

 

Il secondo conflitto mondiale ferì gravemente il paese, che era lungo le direttrici seguite dalle truppe alleate per sfondare la Linea Gotica. Oltre alle numerose perdite di vite umane, durante la ritirata, i tedeschi furono responsabili della distruzione di molti edifici storici e del prezioso archivio comunale.

 

Nel 2013 i municipi di Sant’Angelo in Lizzola e di Colbordolo sono stati soppressi, per costituire il nuovo comune di Vallefoglia, nato il 1° gennaio 2014. 

 

Colbordolo, Foto di Daniele Marzocchi

Colbordolo, Foto di Daniele Marzocchi

 

Colbordolo, Foto di Daniele Marzocchi

Colbordolo, Foto di Daniele Marzocchi