Storia di Coldazzo
Tra i borghi marchigiani, ancora aggrappati alla civiltà mezzadrile, c’è Coldazzo, antico castello, distrutto nel 1446 dai Malatesta, ricostruito nel 1500, diede i natali ad alcune personalità di spicco nel panorama culturale del Rinascimento. Le sue antiche origini sono riscontrabili in alcuni ritrovamenti archeologici.
La frazione di Coldazzo si trova sul versante collinare, a sud-est del Monte di Colbordolo, a 217 metri s.l.m e inserita in uno splendido contesto ambientale, costituito da boschi di querce e olmi, rigogliose colline coltivate a uliveti, vigne e frutteti.
La posizione dominante del luogo, rivolto verso la vallata dell’Apsa, dona suggestivi panorami. Il paese è costituito da poche abitazioni sparse, tra cui spiccano alcuni interessanti esempi di edilizia rurale.
Nonostante la sua limitata estensione, è stato certamente un territorio importante.
Dal XIII secolo numerose famiglie benestanti possedevano poderi su queste colline, nella corte di Coldazzo (nel 1200 i primi signori di Montefabbri, così come nel ‘400 la chiesa di San Giovanni Battista di Colbordolo avevano numerosi coltivi in località De Morell.) e, fino all’Ottocento risulta che nei suoi dintorni si estendessero buoni pascoli e coltivazioni di cereali.
E’ ipotizzabile che il toponimo Coldazzo, derivante dal latino Coldatii, indichi Colle di Azzo: vocabolo di proprietà, associato al nome di persona Azzo, latinizzato in Attius o Accius, riconducibile a un’origine germanica o longobarda.
Le origini del paese sono ignote, ma è presumibile che, come i paesi circonvicini, sia nato in conseguenza del lento e progressivo processo di ruralizzazione del territorio in luoghi ameni e di altura, per sfuggire ai devastanti effetti economici e demografici delle invasioni barbariche e delle guerre greco gotiche.
La maggior parte dei piccoli castelli della provincia di Pesaro Urbino sorsero tra il IX-X secolo ed è probabile che il castello di Coldazzo abbia avuto origine da una curtis preesistente (cioè da un’azienda agricola in origine non fortificata).
La zona era comunque abitata in epoca romana, come testimoniano alcuni ritrovamenti: nel 2000 su una delle colline di Coldazzo è stata rinvenuta una stele a porta in pietra calcarea (attualmente esposta all’ingresso del municipio di Colbordolo di Vallefoglia), contenente un’iscrizione sepolcrale, che menziona la defunta Maria Agatea (liberta di una donna appartenente alla gens Maria: dinastia piuttosto diffusa nel pesarese e nell’urbinate fino a fine I secolo A.C.). La tipologia di supporto, nella variante della cosiddetta Porta Ditis (porta degli inferi) è attestata infatti nel I sec A.C. Il segnacolo era probabilmente addossato alla parete di un monumento sepolcrale. Poco tempo dopo, sul piede della scarpata vennero rinvenuti numerosi frammenti di coppi e di vasellame ceramico di epoca romana, tegole quasi integre, alcuni mattoni concotti e grumi di ossa, databili dalla seconda metà del II sec. – fine I sec. A.C., mentre a pochi metri più a valle affiorarono alcuni mattoni da opus spicatum (materiale laterizio di costruzioni abitative).
Castrum Coldatii risulta tra i possedimenti dei Montefeltro, nel giuramento fatto a Rimini, nel 1228, costituì infatti uno dei punti di difesa del territorio del comitatus di Urbino, insieme agli altri castelli vicini e, come questi, seguì le vicende della città e del contado urbinate, nelle lotte per il possesso del territorio: il 30 luglio 1446 il castello venne assediato e demolito dai Malatesta, ma fu probabilmente ricostruito, poiché nel XVI secolo risulta come feudatario, Giovanni Antonio Taglione.
Nella seconda metà del 1400 e nel corso del secolo successivo, durante la fase del rinascimento urbinate, alcuni eccellenti artigiani, provenienti dalla Lombardia, attivi presso la corte ducale, scelsero Coldazzo come loro residenza.
Benché fosse un castello di piccole dimensioni, Castrum Coldatii ha dato i natali ad alcune personalità di spicco nel panorama culturale del 1400 e del 1500.
Ser Antonio di Sante de Strullis fu certamente il personaggio più importante: precettore della giovane Costanza da Varano (1426-1447), servì lungamente i Malatesta, signori di Pesaro e la comunità cittadina, in qualità di sindaco della città pesarese, notaio, ambasciatore della corte malatestiana. Lorenzo da Coldazzo, che nel 1470 Costanzo Sforza raccomandò a Lorenzo de’ Medici, per l’assegnazione dell’ufficio dell’Arte della Lana a Firenze. A Coldazzo nacquero artisti come Valpino, che fu anche ingegnere a servizio di Francesco Maria I della Rovere e molto attivo nella Roma cinquecentesca; sempre nel XVI secolo, Giovan Agnolo da Coldazzo, autore di alcuni affreschi nell’abbazia dei Santi Filippo e Giacomo dei Forquini (1566) e l’oratore e poeta Tommaso Dadi.
Dopo la Restaurazione, nel 1817, Coldazzo venne annessa a Urbino, fino al 1827 quando, col motu proprio di papa Leone XII, assieme a Serra di Genga e Talacchio fu appodiata al comune di Colbordolo, a cui nel 1869 si unì anche Montefabbri costituendo il primo nucleo comunale.
Negli anni ’30 o ’40 del Novecento, la chiesa, dedicata a San Lorenzo diacono e martire (Struttura non visitabile), dipendeva dalla pieve di Montefabbri; i poderi annessi alla parrocchia davano un ricavato, che la mezzadria assicurava abbondantemente al proprietario o a chi conduceva temporaneamente il fondo rustico.
In un periodo determinato dall’espansione edilizia nel fondovalle e conseguente abbandono delle colline, nel 1958 venne affermata la contitolarità con la chiesa convento di Morciola, che aveva una popolazione di gran lunga più numerosa, nella forma aeque principaliter.
Su queste colline, in prossimità della Linea Gotica, il 30 agosto 1944, i carri Sherman che supportavano la fanteria del 2/5° reggimento Leicestershire, 46° divisione, riportarono pesanti perdite di vite umane.