Storia di Talacchio

Storia di Talacchio

La storia di Talacchio, territorio che vanta antiche origini, è stata caratterizzata dalla presenza di nobili famiglie, in particolare dei Belanzoni, Signori del luogo. Dedita ad attività industriali già nel XIX secolo con l’estrazione di zolfo, Talacchio si caratterizza oggi come un importante polo produttivo e industriale.

 

 

Le numerose tracce di fattorie romane, rinvenute nella vasta zona pianeggiante e sul pendio della collina ove sorgeva il castello, fanno presupporre che Talacchio facesse parte dell’ager municipalis di Urbino.

 

Nel XII e XIII secolo, nel suo territorio gravavano le proprietà della potente abbazia di San Tommaso in Foglia, ma anche i diritti fiscali dei Signori di Montefabbri: lo documenta una bolla di Papa Innocenzo III del 1213, riguardante una vertenza per decime, fra l’abate e il vescovo di Pesaro, in cui si ricordano i possedimenti dell’abbazia fogliense, che poi passarono a quella di San Cristoforo del Ponte a Casteldurante (Urbania). Sottoposto al governo pontificio, a metà 1300, per intervento del cardinal Albornoz, Talacchio, nel basso medioevo, seguì poi le numerose contese e le guerre tra i Montefeltro ad Urbino e i Malatesta, che dominavano al di là del Foglia.

 

Nel XV secolo, a Talacchio ci fu un grande fervore soprattutto economico, dovuto all’agricoltura, che costituiva un’enorme ricchezza, per gli ottimi terreni che appartenevano ai cittadini e nobili di Urbino, ma fu anche un periodo contraddistinto da continue guerre di confine, tra Federico da Montefeltro e Sigismondo Pandolfo Malatesta. 

 

Nel Rinascimento, si distinsero le gesta di Giovanni di Vico, condottiero e castellano di Talacchio, capitano dei duchi di Urbino, meglio noto come Belanzone, il quale il 6 agosto 1446, per quindici giorni, oppose una tenace resistenza contro l’attacco al castello e poi attese che fosse buttata giù metà della cinta muraria, prima di arrendersi. Il predominio di Cocco di Malatesta Malatesti su Talacchio durò poco, perché il castello venne riconquistato dai Montefeltro. Seguirono anni durissimi, tra epidemie, carestie e i continui tentativi da parte dei Malatesta di riconquistare il ducato. 

 

All’inizio del XVI secolo, durante il breve governo di Cesare Borgia, Talacchio attaccò il villaggio di Montegridolfo, perché era in mano ai soldati del Valentino; nel 1517 i talacchiesi dovettero pagare un’ingente somma di danaro alle truppe di Lorenzino de Medici, per aver sostenuto Francesco Maria I della Rovere nel tentativo di recuperare il ducato.

 

Alcune famiglie facoltose del luogo, come i Belanzoni, i Lazzari e gli Amadori, rappresentarono un importante punto di riferimento per la comunità, durante tutto il XVII e il XVIII secolo, ricoprendo le cariche più importanti, in qualità di capi massari e di sacerdoti, ma la situazione economica era difficile, aggravata dalla crisi demografica.

 

Nel 1797 giunsero le truppe napoleoniche, che vennero assediate a Montefabbri da un esercito di contadini, provenienti da tutto il territorio circonvicino, incluso Talacchio.

 

Nei primi anni del XIX secolo il paese entrò a far parte del Regno d’Italia, poi venne aggregato a Montelabbate e annesso al territorio di Pesaro, finché nel 1827, fu appodiato al comune di Colbordolo, col motu proprio di Papa Leone XII. 

 

L’Ottocento si contraddistinse anche per il dilagare del banditismo: nel 1856 una masnada di briganti, passando attraverso la chiesa di Talacchio, s’introdusse nell’attiguo palazzo Belanzoni (oggi “opera pia Balestrieri”), rapinando la facoltosa famiglia.

 

L’economia di Talacchio conobbe una sostanziale ripresa, grazie al rinvenimento di alcuni giacimenti di zolfo, la cui attività estrattiva perdurò a fasi alterne fino alla fine del XIX secolo. 

 

Dopo il secondo conflitto mondiale, Talacchio conobbe una rapida ripresa economica, anche se l’economia restava agricola e molti abitanti emigrarono all’estero. A metà anni ’60 del Novecento, erano già attivi alcuni mobilifici, ma la vera industrializzazione si ebbe quando vennero costruite nuove strutture produttive, che richiamarono diversi artigiani ed imprenditori, legati all’industria del mobile. L’espansione industriale, demografica ed economica, tuttora presente, ha reso Talacchio uno dei poli industriali più importanti della provincia di Pesaro Urbino; tutto questo ha dato luogo ad un radicale trasformazione dell’assetto urbano e paesaggistico. Nel cuore del paese, solo i borghi “Pendici” e “Martinella” hanno mantenuto la loro conformazione, tuttavia, tra le pieghe del paesaggio, ancora rimasto agricolo, si celano alcune perle di architettura, come le numerose case coloniche, le edicole votive e anche alcuni esempi di conventi e residenze signorili che caratterizzano sia il fondovalle, che le colline circostanti.